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Il ruolo di chi promuove cohousing nell’economia sociale

Che cosa vuol dire essere un attore sociale nell’ambito dell’economia sociale? Significa “portare salute”, non portare benessere, perché la parola benessere troppo spesso può essere letta come semplicemente “pagare lo stipendio”… portare salute significa anche di occuparsi delle relazioni che si “coltivano” tra le persone. E sì, perché le comunità si coltivano, sono piante che […]

il cohousing in Confcooperative

Che cosa vuol dire essere un attore sociale nell’ambito dell’economia sociale?

Significa “portare salute”, non portare benessere, perché la parola benessere troppo spesso può essere letta come semplicemente “pagare lo stipendio”… portare salute significa anche di occuparsi delle relazioni che si “coltivano” tra le persone.

E sì, perché le comunità si coltivano, sono piante che crescono con un loro modo e ogni elemento corteccia, ramo, rametto e foglia si dispone in relazione a ciò che c’è intorno in mutua relazione… che cosa c’è di diverso tra questa immagine e l’intersezione di competenze e ruoli che abbiamo visto in questi due giorni di assemblea nazionale di Confcooperative?

Confcooperative opera nelle fragilità, tutela e supporta nell’ottica della giustizia, dell’uguaglianza, attraverso la solidarietà …e si progetta e si sperimenta, sotto l’egida della solidarietà e si aggiusta per rendere più adeguato, più giusto il proprio intervento sotto l’egida della giustizia.

Confcooperative è una buona casa dove trovare idee, stimoli, supporti, dove esprimersi ed essere a propria volta idea, stimolo, supporto nell’ottica della relazione e della mutualità. Noi di MeWe Abitare Collaborativo, che è orgogliosamente un’impresa sociale, siamo coinvolti nella realizzazione di case in cohousing, operiamo con e per persone la cui vulnerabilità (se non a volte fragilità) è economica, è l’essere anziano, è essere genitore solo, è essere disabile, o ex detenuto, o collaboratore di giustizia o donna che ha subito violenza. Se queste persone le vediamo come categorie istituzionali, cioè i cosiddetti beneficiari, le ghettizziamo ciascuna in una casa diversa…se noi, nei nostri cohousing, le vediamo nelle loro potenzialità e ne coltiviamo la mixité, ciascuno di loro, in quella loro casa, si giocherà “la sua abilità” e potrà sentirsi ringraziato per quel supporto, per quella mutualità che ha potuto esprimere.

Succede che i fragili si trovino a ringraziare, spesso, molto spesso e si trovino anche in contesti dove chi dà supporto si sente in diritto di essere ringraziato. Ecco, se la dignità sta in quanti “no” diciamo a noi stessi e ad altri affinché sia mantenuto alto il livello della nostra dignità, allora ciascun singolo ringraziamento, che uno dei “nostri fragili” si sente dire, sarà un motivo prima di stupore e poi di gratificazione e di consapevolezza di ruolo e possibilità…di nuova, scoperta di dignità… La loro dignità acquisita è il nostro compito d’esistere, è la nostra dignità.

Buona vita, buona giustizia, buona coltivazione di dignità a tutte e a tutti.