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Le trasformazioni della domanda di abitare portano (anche) al cohousing

Non si tratta di abbandonare la città per la campagna: la trasformazione delle esigenze abitative, influenzata dal ruolo delle donne e dal mutamento del lavoro, richiede una ridefinizione degli spazi e del loro significato nei luoghi in cui viviamo. Soprattutto, richiede creatività e coraggio di sperimentare. In questo contesto, il cohousing emerge come una soluzione […]

Non si tratta di abbandonare la città per la campagna: la trasformazione delle esigenze abitative, influenzata dal ruolo delle donne e dal mutamento del lavoro, richiede una ridefinizione degli spazi e del loro significato nei luoghi in cui viviamo. Soprattutto, richiede creatività e coraggio di sperimentare. In questo contesto, il cohousing emerge come una soluzione sempre più rilevante.

La prospettiva di genere nel cohousing

Il pensiero protofemminista americano di fine Ottocento, applicato allo spazio domestico, utilizza la creatività come strategia principale per affrontare la condizione di inferiorità femminile nello spazio domestico, radicata nella storia e riflessa nell’architettura delle case. Una delle prime conclusioni è che per trasformare la società e la città esistenti, è necessario liberare il tempo delle donne dal peso della cura familiare attraverso soluzioni architettoniche innovative. Il cohousing, sebbene non ancora concepito in questi termini, iniziava a prendere forma.

Nell’Ottocento, le riflessioni sui diritti non erano ancora sufficientemente sviluppate per affrontare completamente il problema. Le architette autodidatte dell’epoca si limitavano a identificare la questione abitativa come uno spazio privato segregante per le donne, da cui liberarle. Oggi, grazie al progresso del pensiero femminista, possiamo fare passi ulteriori: coinvolgere gli uomini nella condivisione dello spazio privato di cura o portare parti della cura fuori dal privato, nel comune. Il cohousing rappresenta una soluzione ideale in questo senso.

Il cohousing moderno offre opportunità uniche per ridefinire gli spazi abitativi in modo più equo e inclusivo. Integrando aree comuni e servizi condivisi, il cohousing facilita la distribuzione del lavoro di cura tra tutti i membri della comunità, indipendentemente dal genere. Inoltre, con l’aumento dello smartworking, il cohousing può offrire spazi di lavoro condivisi, riducendo l’isolamento e promuovendo un migliore equilibrio tra vita professionale e personale.

Il cohousing, quindi, non è solo una soluzione abitativa, ma un modello che promuove l’uguaglianza di genere, la sostenibilità e la comunità. Rappresenta un’evoluzione del pensiero femminista applicato all’architettura, offrendo spazi che supportano la condivisione delle responsabilità e favoriscono l’empowerment di tutti i membri della comunità, donne e uomini, giovani lavoratori e famiglie.

Il lavoro e il cohousing: una nuova prospettiva

L’analisi di genere può essere la chiave per ridefinire problemi considerati neutri. Quando includiamo il lavoro in questo scenario – quell’ufficio che entra ed esce da casa, invadendo spazi e tempi della vita privata – diventa evidente la necessità di immaginare e praticare nuove soluzioni abitative. Il cohousing emerge come risposta innovativa a queste sfide.

Ciò che condividiamo è ciò di cui ci prendiamo cura, e questo si sovrappone alla “produzione di vita”. Non si tratta solo di servizi salarizzati o di gratuità, ma di un coinvolgimento collettivo nel creare condizioni migliori per la “riproduzione della specie”. Nel cohousing, vita e lavoro non sono separati: la vita, nella sua interezza, è al centro.

Con l’ufficio e lo studio che si insinuano nelle nostre case, con la scuola -dall’asilo all’università- che entra nei nostri spazi privati, è il momento di espandere i nostri angusti metri quadri. Se il lavoro si sposta dai palazzi ai salotti, se la scuola si tiene in camera da letto o sul pianerottolo in base alla connessione wi-fi, la casa diventa pubblica. Il cohousing offre una soluzione a questa trasformazione.

Il cohousing rappresenta un modello abitativo che risponde alle esigenze dello smartworking e della condivisione degli spazi. Permette di ripensare la divisione tra pubblico e privato, offrendo aree comuni per il lavoro e lo studio. Questo approccio, radicato nel pensiero femminista, promuove una distribuzione equa delle responsabilità domestiche e lavorative.

Nel cohousing, la comunità diventa una risorsa per affrontare le sfide della vita moderna. Offre spazi flessibili che si adattano alle mutevoli esigenze di giovani lavoratori, famiglie e individui. Rappresenta un’evoluzione dell’abitare che integra lavoro, vita privata e socialità, rispondendo alle esigenze di una società in rapido cambiamento.

Il cohousing rappresenta anche una forma di rigenerazione urbana: offre spazi di co-working e co-living vicini alle nostre abitazioni, evitando lunghi spostamenti. Questo modello non ammassa le persone, ma nemmeno le isola, prevenendo l’abbandono in case-ufficio con solo un microonde e un computer.

Conclusione

Il cohousing non riguarda solo i metri quadri o la fuga verso la campagna. Si tratta di ridefinire il significato dello spazio e i nostri ruoli al suo interno. Il cohousing richiede pratiche innovative che intreccino diverse esigenze. Soprattutto, il cohousing necessita di creatività e coraggio per sperimentare nuove forme di abitare e lavorare. Il cohousing offre una soluzione comunitaria per affrontare le sfide moderne del lavoro e della vita.