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Fossimo stati invitati dal Partito Democratico a fare proposte per la casa…

Lo scorso venerdì 27 ottobre il Partito Democratico ha presentato a Mestre “Un nuovo piano nazionale per il diritto alla casa”. Un pomeriggio con una serie di proposte. Qui la sintesi. E noi che di casa sociale e di cohousing ci occupiamo non possiamo che essere felici che di casa e di politiche abitative, almeno, […]

Lo scorso venerdì 27 ottobre il Partito Democratico ha presentato a Mestre “Un nuovo piano nazionale per il diritto alla casa”. Un pomeriggio con una serie di proposte. Qui la sintesi.
E noi che di casa sociale e di cohousing ci occupiamo non possiamo che essere felici che di casa e di politiche abitative, almeno, se ne parli.

E cosa avremmo fatto se ci avessero chiesto un contributo?
Avremmo ragionato su come garantire le condizioni per produrre un adeguato parco alloggi a canone moderato gestito in partnership pubblico/privata a lungo termine come infrastruttura territoriale, sociale ed economica. Questi i punti chiave di quella che sarebbe stata la nostra proposta.

(1) Terreno pubblico offerto in diritto di superficie a lungo termine e a titolo gratuito.

(2) Una domanda di casa sociale sufficiente e strutturata, attraverso registri pubblici di persone e famiglie in cerca di alloggio e la loro corretta gestione, oltre che solvibile per il pagamento di affitti accessibili (non sociali).

(3) Canoni di locazione o canoni d’uso realistici, cioè tali da essere in grado di coprire i costi e generare un profitto ragionevole senza la necessità di rilevanti sovvenzioni, suscettibili di essere aggiornati frequentemente, almeno una volta all’anno con l’inflazione.

(4) Costi di costruzione controllabili, in funzione dei quali l’industrializzazione delle costruzioni è fondamentale.

(5) Disponibilità di finanziamenti a lungo termine con tassi di interesse moderati, suscettibili di essere offerti sia da istituzioni finanziarie pubbliche e anche da banche private.

(6) Facilità di sottoscrivere accordi di lunghissimo termine tra Amministrazioni Pubbliche e promotori immobiliari privati, in quanto più la durata è lunga, più è facile ripartire l’onere del finanziamento e superare i primi anni difficili (molte spese/poche entrate).

(7) Fiscalità adeguata, tale cioè da garantire incentivi fiscali per i progetti di collaborazione pub-priv a causa del loro evidente interesse generale rispetto a qualsiasi altro progetto immobiliare.

(8) Scarsa incidenza della provvista finanziaria pubblica per ciascun intervento, dato che la fattibilità finanziaria non deve dipendere dal finanziamento pubblico.

(9) Semplificazione del modello giuridico (un unico tipo di società?) dei soggetti che possono investire nell’edilizia sociale in affitto o in diritto d’uso, al fine di facilitare la progettazione pubblica di progetti e gli investimenti privati nel PPP.

(10) Agevolare l’elemento chiave: la fiducia tra le parti. Il più etereo. Ma è la chiave. Occorre che i soggetti pubblici e quelli privati interessati al settore dell’edilizia sociale, un po’alla Mariana Mazzucato, ricerchino soluzioni simbiotiche e non parassitarie alleanze strategiche.

Ma non abbiamo mai parlato di cohousing o di promozione di interventi di abitare condiviso. Non è proprio così: questi dieci punti sono necessari per consentire una vasta promozione di offerta abitativa sociale con alloggi in cessione d’uso organizzati in interventi riconducibili al cohousing o alle altre forma di abitative condiviso.