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Imparare dagli altri: il processo di community building è il cuore di un cohousing

Per noi di MeWe abitare collaborativo trovare dei riferimenti in giro per il mondo che supportino la nostra idea di modi alternativi di abitare è attività importante: sul nostro sito web ne abbiamo selezionato nove in una personalissima “hall of fame” del cohousing. È bene, però, che la ricerca non si fermi. Ogni tanto, quindi, […]

Per noi di MeWe abitare collaborativo trovare dei riferimenti in giro per il mondo che supportino la nostra idea di modi alternativi di abitare è attività importante: sul nostro sito web ne abbiamo selezionato nove in una personalissima “hall of fame” del cohousing.

È bene, però, che la ricerca non si fermi. Ogni tanto, quindi, ci piace condividere altre esperienze perché nel vissuto degli altri si può trarre beneficio. E andare a Vienna, per chi si occupa di social housing, è sempre molto istruttivo: grazie alle sue idee innovative, le cui radici storiche risalgono alla “Vienna Rossa”, la capitale austriaca è ancor oggi una città pioniera nel dibattito globale sulle nuove strategie per la progettazione e l’implementazione di modelli abitativi utili a migliorare la qualità della vita nelle città contemporanee.

È il caso del VinziRast mittendrin, un esempio rilevante di come l’architettura possa interpretare il desiderio, sempre più condiviso, di rinnovamento sociale dando forma e identità a spazi di abitare condiviso capaci di favorire stili di vita e modi di abitare che vanno l’ordinario a cui siamo abituati, affidandosi alla centralità della comunità e, ancor oltre, al potenziale solidaristico tra gli abitanti.

Realizzato nel 2013, il progetto ha per oggetto la riconversione a uso abitativo dell’edificio Biedermeier sulla Währinger Straße a Vienna, un palazzo settecentesco in origine a destinazione residenziale, poi adibito a fabbrica di carrozzine ed inutilizzato in tempi più recenti.
I dieci “appartamenti” per persone senza fissa dimora e per studenti, distribuiti su tre livelli, sono composti da due/tre stanze singole, un bagno e una mini-cucina. Accanto agli appartamenti, su ogni piano, ampi spazi sono riservati al coworking per attività di sartoria, falegnameria, riparazione di biciclette, secondo l’attitudine e la libera iniziativa degli abitanti o su proposta dall’associazione che gestisce la struttura. La mansarda -ricavata dalla modificazione dell’antica copertura- ospita un luminoso ambiente per studiare, collegato a un ampio giardino pensile, a uso di tutti gli abitanti oppure affittabile a utenti esterni. Al piano terra, infine, un bar-ristorante completa il programma funzionale.

VinziRast può essere guardato da tanti punti di vista, ma quello che ci interessa di più è l’uso del processo di community building come strumento a contrasto della povertà e dell’esclusione sociale.
Il concetto di comunità (anche in molte esperienze di cohousing, per la verità) nella maggior parte del mondo implica il fatto che, solitamente, le persone che la pensano allo stesso modo stanno insieme e hanno pochi o nessun contatto con gruppi diversi, quindi costruiscono comunità intenzionali, ma compartimentate.
A noi di MeWe abitare collaborativo questo progetto piace per come cerca di mescolare persone diversissime: homeless, migranti e studenti. In questo senso, il gestore di questa sorta di cohousing è chiamato sempre a garantire in ogni appartamento la mixité, nel senso che dovrebbe esserci sempre almeno uno studente o un ex senzatetto, dato che questo progetto non funzionerebbe solo con gli studenti a occupare un intero appartamento. Un altro fattore molto importante in questa tipologia di abitare condiviso è la lingua: almeno un terzo delle persone deve conoscere in modo fluente il tedesco per aiutare gli altri a imparare la lingua e migliorarne l’integrazione.

E’ questo processo di community building, che a noi di MeWe abitare collaborativo sembra proprio essere il carattere distintivo della realizzazione di un cohousing o altra forma di abitare condiviso, è completato dalla misurata integrazione tra spazi per abitare e per lavorare, nella piena consapevolezza dell’importanza del diritto non solo alla casa ma anche a un lavoro. È proprio questa la soluzione strategica individuata dal programma VinziRast per mettere fine al circolo vizioso che si forma fra il non essere in grado di ottenere un posto di lavoro per via di una mancata residenza e il non essere in grado di pagare un appartamento in quanto senza un lavoro.
Accade così che alcune persone non possono sempre permettersi l’affitto, quindi, quando necessario, si fanno carico di un paio di attività mensili extra che possono svolgere in cambio dell’affitto. Le persone non vengono pagate nel VinziRast: trovano un posto in cui vivere, imparano cose nuove (come la riparazione delle biciclette, i laboratori di falegnameria e cucito), lavorano per il servizio sociale Volkshilfe o sono occupati nel locale ristoro al piano terra, cui è annesso lo spazio per eventi e attività culturali nel seminterrato, e costruiscono le loro abilità per ricominciare la loro vita.

 

PS: ma nel VinziRast si paga un affitto? Si, dato che l’attuale indennità di sicurezza sociale minima concessa ai disoccupati e ai senzatetto in Austria è di circa 830 euro/mese. E il sussidio minimo di sicurezza sociale è uguale per tutti, quindi anche la maggior parte degli studenti che ci vivono non ha più di quel reddito mensile.