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Cohousing e servizi all’abitare: una mappa

Un promotore di cohousing come MeWe abitare collaborativo nasce per dare una risposta alle nuove esigenze residenziali dei diversi territori in cui opera che, in questi anni, hanno subito numerosi mutamenti demografici dovuti all’invecchiamento della popolazione, alla forte spinta migratoria e al concomitante spostamento dei cittadini verso ambiti per ragioni di lavoro. Nuove domande abitative […]

Un promotore di cohousing come MeWe abitare collaborativo nasce per dare una risposta alle nuove esigenze residenziali dei diversi territori in cui opera che, in questi anni, hanno subito numerosi mutamenti demografici dovuti all’invecchiamento della popolazione, alla forte spinta migratoria e al concomitante spostamento dei cittadini verso ambiti per ragioni di lavoro.

Nuove domande abitative provenienti da anziani, giovani coppie, famiglie (soprattutto immigrate o donne sole con figli) in difficoltà e soggetti in cerca di soluzioni temporanee (lavoratori in trasferta, parenti di degenti ospedalieri), nonché tutte quelle categorie che non possono accedere ad alloggi con normali prezzi di mercato, come quelle monoreddito.

Obiettivo primario per un produttore di casa, oggi, è quello di offrire uno spazio abitativo con una diversa temporaneità (a volte anche meno di un anno) ad una popolazione articolata per bisogni, risorse e condizioni socio-economiche; un luogo in grado di ottemperare non solo ad una funzione abitativa, ma anche di animazione comunitaria ed economica, nonché di promozione sociale e culturale.

Nel contesto attuale, quindi, il tema dell’abitare interseca la produzione sociale di casa su almeno due traiettorie di sviluppo: da un lato la casa come “servizio”, dove pratiche di convivenza intra o intergenerazionale trovano nella condivisione un’utilità immediata rispetto ai propri bisogni, dando vita alle esperienze cohousing; dall’altro il welfare abitativo, dove l’housing a prezzi calmierati (che può diventare affordable cohousing) diventa il punto di partenza per rispondere anche ad altri bisogni, primo tra tutti l’inclusione sociale.

Rispetto a una casa che viene interpretata come servizio e che svolge una funzione identificabile in una definizione vasta come welfare abitativo, la risposta del cohousing è possibile ma, probabilmente, non esaurisce tutti i bisogni da soddisfare.

Quando si tratta di fornire alloggi accessibili per diversi gruppi di destinatari, sono fondamentali due macro categorie di servizi: i servizi di supporto all’abitare e i servizi integrativi all’abitare.

Servizi integrativi all’abitare:

  • Anziani:
    • Assistenza domiciliare: un esempio potrebbe essere la fornitura di servizi di assistenza domiciliare, compresi controlli medici regolari e assistenza nelle attività quotidiane.
    • Programmi comunitari: ad esempio, organizzare sessioni di esercizio fisico adattate alle esigenze degli anziani e incontri sociali settimanali.
  • Madri single e famiglie immigrate:
    • Supporto per l’assistenza all’infanzia: potrebbe includere servizi di assistenza all’infanzia a prezzi accessibili o sovvenzionati per consentire alle madri single di lavorare o studiare.
    • Consulenza e programmi di integrazione: ad esempio, offrire consulenza legale e amministrativa per le questioni relative all’immigrazione e all’accesso ai servizi pubblici.
  • Individui single:
    • Servizi di salute mentale: un esempio potrebbe essere l’accesso a supporto psicologico e terapie di gruppo per affrontare problemi di salute mentale come depressione e ansia.
    • Consulenza professionale e iniziative di coinvolgimento comunitario: ad esempio, offrire servizi di consulenza per l’avvio di attività imprenditoriali e programmi di volontariato.
  • Giovani residenti:
    • Supporto educativo: potrebbe includere programmi di tutoraggio individuali per aiutare i giovani con difficoltà scolastiche specifiche.
    • Attività ricreative e programmi di leadership giovanile: ad esempio, organizzare corsi di teatro o musica e avviare programmi di volontariato per i giovani residenti.

Servizi di supporto all’abitare:

  • Per tutte le categorie di destinatari:
    • Accesso a servizi sanitari: ad esempio, organizzare visite mediche periodiche nella comunità o fornire trasporti per gli anziani per le visite mediche.
    • Percorsi di educazione finanziaria
    • Servizi di supporto alla gestione domestica e alla quotidianità: pulizie, piccole manutenzioni domestiche, consegna pasti e generi di prima necessità.
    • Supporto legale e amministrativo: ad esempio, offrire consulenza legale gratuita per affrontare questioni relative all’abitazione o all’immigrazione.
    • Offerta di opportunità di partecipazione a attività ricreative e culturali: potrebbe includere l’organizzazione di eventi culturali, come festival o mostre d’arte, aperti a tutta la comunità.

Per chi fa delle esperienze di cohousing il nuovo paradigma abitativo questa articolata domanda di servizi all’abitare risulta un terreno interessante da esplorare per comprendere quanto l’approccio mutualistico alla soluzione di un bisogno comune più o meno temporaneo sia sufficiente a soddisfare il bisogno stesso e, quanto siano necessarie iniziative complementari: dall’intrattenimento domestico (teatro in casa, concerti, mostre), al social eating (pranzi/cene con estranei) oppure d’impresa (es. asili in casa o portinerie di quartiere, dove si ritrovano molte mansioni domestiche un tempo presidiate dal custode e oggi svolte spesso in logica mutua) o infine, di accoglienza, come le iniziative attivate per l’ospitalità di migranti.

Quel che emerge, in ogni caso, è che chi produce offerta di casa, in cohousing o meno, è chiamato oggi a essere molto altro rispetto a un mero produttore di case: si tratta di comprendere come erogare i servizi complementari. All’interno del perimetro della propria organizzazione oppure unendo le forze con altri?