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Il cohousing visto dal punto di vista dei bambini

In queste ultime settimane siamo stati più volti sollecitati in merito alla tipologia del cohousing quale soluzione privilegiata per l’abitare della popolazione anziana. Sicuramente è così ma noi di MeWe abitare collaborativo non rinunciamo a pensare quello stesso cohousing quale soluzione ottima per le famiglie che hanno figli. Pensando al target market ideale per i […]

In queste ultime settimane siamo stati più volti sollecitati in merito alla tipologia del cohousing quale soluzione privilegiata per l’abitare della popolazione anziana.
Sicuramente è così ma noi di MeWe abitare collaborativo non rinunciamo a pensare quello stesso cohousing quale soluzione ottima per le famiglie che hanno figli.

Pensando al target market ideale per i nostri cohousing vediamo che la presenza dei bambini, almeno in potenza, è rilevante. Possiamo, ad esempio, enucleare le seguenti tipologie:
a) la piccola famiglia, cioè una giovane coppia o un nucleo famigliare di 2/3 persone che, nonostante il supporto delle famiglie di origine, non riesce a soddisfare i propri bisogni abitativi sul mercato;
b) il genitore solo, cioè una persona singola con figlio minore perché separata o perché ragazza-madre;
c) la famiglia numerosa, cioè una famiglia di almeno 4/5 persone con figli;
d) la famiglia immigrata, cioè le famiglie di immigrati numerose (almeno 4 persone) oppure di immigrati in attesa di ricongiungimenti familiari.

Per tutti questi bambini il cohousing è un’occasione di condivisione anche per loro. Vediamo il perchè.
“I bambini hanno bisogno di altri bambini” racconta chi si occupa di pedagogia. Questo la dice lunga sull’interdipendenza tra lo sviluppo personale di un bambino e le sue interazioni con gli altri bambini. Oltre alle abilità sociali di base, infatti, lo sviluppo emotivo di un bambino è alimentato giocando con i suoi coetanei e prendendosi cura dei bambini più piccoli.

Il regno dei bambini in una casa comune di un cohousing o negli spazi esterni adiacenti può fornire luoghi in cui possono avere relazioni significative tra loro. E, soprattutto, gli spazi comuni di un cohousing offrono un luogo in cui i bambini possono riunirsi e incontrarsi senza che gli adulti debbano intervenire e programmare i loro giochi.

Chi ha fatto un’esperienza genitoriale in un cohousing così ti racconta: “È una delle cose migliori del progetto: la genitorialità congiunta che stiamo portando avanti. Già a tre anni ecco che esce. Sappiamo dove va, ma si muove per l’edificio in totale libertà, come il resto dei bambini”.
Noi di MeWe abitare collaborativo, quindi, abbiamo la presunzione di poter offrire attraverso la tipologia del cohousing anche ai bambini un contesto di comunità in cui crescere meglio, un luogo in cui poter sviluppare doti di comunicazione naturale, di mediazione dei conflitti, di interazione con l’altro che altri loro coetanei difficilmente potranno avere.