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Qual è la tipologia più adatta a un cohousing?

Un esame anche sommario del flusso di notizie, eventi e pubblicazioni sul web fa intuire che anche i policy maker stiano prestando sempre più attenzione a ciò che si trova tra il settore pubblico e quello privato nel settore della produzione e offerta di casa. La Nuova Agenda Urbana delle Nazioni Unite –un quadro politico […]

Un esame anche sommario del flusso di notizie, eventi e pubblicazioni sul web fa intuire che anche i policy maker stiano prestando sempre più attenzione a ciò che si trova tra il settore pubblico e quello privato nel settore della produzione e offerta di casa.

La Nuova Agenda Urbana delle Nazioni Unite –un quadro politico internazionale chiave per promuovere lo sviluppo urbano sostenibile– evidenzia le potenzialità di soluzioni cooperative e di altre forme di proprietà collettiva, tra cui anche il cohousing.

Il passaggio è talmente significativo che lo riportiamo per intero: “Incoraggeremo lo sviluppo di politiche, strumenti, meccanismi e modelli di finanziamento che promuovano l’accesso a un’ampia gamma di opzioni abitative accessibili e sostenibili, compresi l’affitto e altre opzioni di possesso, nonché soluzioni cooperative come il co-housing, i fondi comunitari fondiari e altre forme di possesso collettivo che rispondano ai bisogni in evoluzione delle persone e delle comunità, al fine di migliorare l’offerta di alloggi (soprattutto per i gruppi a basso reddito), prevenire la segregazione e gli sfratti e spostamenti forzati arbitrari e fornire una ridistribuzione dignitosa e adeguata della Nuova Agenda Urbana. Ciò includerà il sostegno agli alloggi incrementali e ai programmi di autocostruzione, con particolare attenzione ai programmi per il miglioramento delle baraccopoli e degli insediamenti informali”.

Una serie di recenti progetti abitativi guidati e supportati dalla comunità locale in tutta Europa e oltre mostrano come tutto ciò possa essere anche realizzato.

Tra gli addetti ai lavori, segnatamente tra chi è chiamato a progettare in qualità di architetto, inizia a emergere una domanda: “ma qual è la tipologia edilizia di un cohousing?”.

Proviamo a dire la nostra in merito. Spoiler: non c’è un tipo edilizio prevalente.

Il cohousing può comprendere tutti i tipi di edifici, nuovi ed esistenti. E, inoltre, non è legato a un particolare tipo di possesso: proprietà, affitto, diritto d’uso. E, infine, i gruppi di persone coinvolti in un progetto di cohousing possono variare notevolmente in termini di dimensioni: da 8 a 12 è a nostro avviso la dimensione più efficiente (alle nostre caratteristiche produttive). In realtà, si può salire anche fino a 40 unità abitative.

Alla base di cohousing, per noi di MeWe abitare collaborativo, ci sono soltanto due principi chiave.

Il primo: i residenti non vivono solo uno accanto all’altro, ma anche tra loro, in edifici che comprendono spazi e strutture comuni.

Il secondo: i residenti, che chiamiamo cohousers, assumono la guida, o almeno sono coinvolti, nella progettazione e gestione delle loro comunità.

Oltre la presenza di questi due elementi chiave non vediamo ulteriori caratteri tali da identificare un cohousing.