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Lo spazio aperto in ottica cohousing

Lo spazio casa che è dentro di me, il luogo esteriore che parla di me. Parafrasando liberamente la celebre massima di Kant potremmo dire che il termine casa, oggi, non può più essere declinato solo alle quattro mura in cui ci rifugiamo durante la giornata. Casa è il nucleo, il centro del nostro vivere e […]

Lo spazio casa che è dentro di me, il luogo esteriore che parla di me. Parafrasando liberamente la celebre massima di Kant potremmo dire che il termine casa, oggi, non può più essere declinato solo alle quattro mura in cui ci rifugiamo durante la giornata. Casa è il nucleo, il centro del nostro vivere e del nostro percorso. Ecco, quindi, che anche il giardino, il terrazzo o, come abbiamo scritto alcuni mesi fa in questo luogo, il tetto diventano parte di un unico blocco.

Come sfruttare quindi, al meglio, lo spazio a disposizione creando luoghi comuni di scambio reciproco e aperti anche in termini relazionale? La dependance in giardino può essere una buona soluzione, un punto di incontro per la comunità intenzionale anche in ottica cohousing: immaginiamo infatti una grande festa al cui termine i partecipanti possano andare a condividere i momenti di gioia in un luogo riparato e accogliente. Dependance che si può configurare come gazebo o anche come casa sull’albero in stile Robinson per la gioia dei più piccoli. Nel nostro immaginario, infatti, uno spazio aperto non è solo un luogo fisico senza mura, ma anche un punto di incontro relazionale. Del resto, l’idea del quartiere condiviso parte anche da qui: una comunità intenzionale integrata che si autosostiene in tutto e per tutto senza distinzioni di genere e di età. Il criterio della vicinanza attiva e pro-attiva è una chiave di lettura fondamentale quando si parla di abitare collaborativo e condiviso e il lockdown ha dimostrato la forza di un’unione di intenti e di presenza. Lo abbiamo scritto anche nella home del nostro sito: cohousing(o altra forma di abitare condiviso) per MeWe abitare collaborativo significa condivisione di spazi e servizi da parte di chi vive in unità abitative indipendenti, ma situate in uno stesso complesso.

Aree verdi e orti solidali

L’importanza di vivere con spazi aperti, specialmente se verdi, è stata più volte sottolineata anche dalle nostre indagini condotte da Anna Zumbo; la presenza di aree green vicino a casa fa bene alla salute, al cuore e anche all’anima. L’idea del borgo, dell’agglomerato urbano diventa subito più evidente nell’immaginario collettiva se composta da giardini, aree gioco e arbusti.
Che dire poi di orti e coltivazioni sostenibile? Gli orti solidali (con questa definizione si intende un’attività ortofrutticola sociale che prevede un rapporto di “partenariato”, ovvero un accordo diretto tra i “co-produttori” locali. Il partenariato è un impegno reciproco in cui i soci direttamente lavorano ed operano e si incaricano di coprire i costi di gestione dell’orto) hanno visto un boom durante i mesi della pandemia poiché luoghi di svago, benessere e aggregazione sociale; un ritorno alle origini verrebbe da dire in cui riconnettersi alla natura e alle basi relazionali ancestrali. (MT)