Può lo spazio esterno di una casa (il giardino, il terrazzo o, perché no, anche il tetto) rappresentare la stanza in più della nostra abitazione, quel jolly da giocarci quando siamo stanchi e demotivati e vogliamo scappare oppure quando vogliamo incontrarci con i nostri amici? Secondo noi di MeWe Abitare Collaborativo assolutamente sì. Il concetto di “home” non deve, infatti, limitarsi solamente alle classiche quattro mura; ciò che le circonda, infatti, può veramente fare la differenza quando decidiamo di fermarci nel nostro nido selezionato.
Un concetto che vale non solo per il cohousing o per le altre forme di abitare condiviso, ma per la realtà casa in senso lato. Certo, in vista della promozione e del rafforzamento relazionale di una comunità intenzionale avere degli spazi esterni armonici e di ampio respiro può rivelarsi un interessante punto di vista.
Come è emerso dai nostri focus group del ciclo “Abitare collabor-attivo” condotti da Anna Zumbo, sono sempre di più le persone che vedono la natura come una conditio sine qua non per poter definire “bella” la casa in cui vivono. Il fattore lockdown ha certamente accentuato questa condizione dal momento che la clausura forzata e la mancanza di contatto per molti con prati, colline e mare ha influito notevolmente sulla sfera psicologica individuale.
Ma in cosa si può quindi configurare la “stanza in più”? Ad esempio in un classico giardino all’inglese o in un meno idroesigente giardino mediterraneo o anche in un “incolto” progettato, ampio e curato in cui si possa prendere il tè delle cinque o dove far scorrazzare liberamente i propri pargoli di fronte ad una palla; non solo. Per spazi esterni si intendono anche gli orti, passatempo sempre più in voga tra grandi e piccini, tradizionali e non. Pensiamo, infatti, alle coltivazioni da balcone per cui è necessario solamente anche un davanzale o un terrazzino. Il primo passo è munirsi di ampie fioriere atte a ospitare erbe aromatiche e piantine colorate; il tutto, chiaramente, deve poi essere esposto alla luce solare e innaffiato abbondantemente.
E se, invece, la nostra finestra sul mondo fosse il tetto del cohousing? Abbiamo ancora negli occhi le immagini delle ragazzine che giocano a tennis da una casa all’altra in Liguria con tanto di sorpresa da parte di Federer per diventare così protagoniste dello spot di uno noto brand italiano. Ebbene, il tetto è un luogo da sfruttare per cene tra amici o ricche grigliate in famiglia con vista sul tramonto e, pertanto, deve essere “abitabile” e progettato con questa caratteristica fin dall’inizio a beneficio del nostro abitare condiviso. Gli spazi aperti, inoltre, non si rivelano preziosi solo con la bella stagione, ma anche d’inverno: chi non vorrebbe, infatti, divertirsi con i propri bimbi a fare la battaglia di palle di neve? Un terrazzo potrebbe anche essere verandato e quindi sfruttabile con “tanto di Jacuzzi” e romanticherie sotto le stelle.
Come gli spazi esterni diventano quindi vincenti per un cohousing o un abitare condiviso? Già in fase progettuale occorre tenere conto dell’esigenze naturali della comunità intenzionale e inglobare nelle zone comuni verde e aperture. In fondo lo dicono anche gli esperti: davanti ad un caffè o a un buon bicchiere di vino diventiamo tutti amici. O, almeno, dei vicini di casa migliori… (MT)