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Promuovere cohousing 500 anni dopo Jacob Fugger

Vivere in cohousing o in altra forma di abitare condiviso, sotto molti aspetti, non rappresenta una novità, né tanto meno una pratica riconducibile a poche latitudini come la Danimarca della fine degli anni ‘60. La condivisione di luoghi, di momenti collettivi, dei valori del vicinato sono dimensioni abitative che affondano le radici almeno dal Cinquecento. […]

Promuovere il concetto di cohousing

Vivere in cohousing o in altra forma di abitare condiviso, sotto molti aspetti, non rappresenta una novità, né tanto meno una pratica riconducibile a poche latitudini come la Danimarca della fine degli anni ‘60. La condivisione di luoghi, di momenti collettivi, dei valori del vicinato sono dimensioni abitative che affondano le radici almeno dal Cinquecento.

Nella nostra personalissima “hall of fame” del cohousing (altrimenti detto abitare collaborativo) la prima tappa spetta sicuramente a Jacob Fugger e alla sua Fuggerei, in Baviera.

Jacob Fugger è colui che finanziò l’elezione di Carlo V a imperatore del Sacro Romano Impero ed era l’uomo più ricco d’Europa fino a quel momento… un po’ come Jeff Bezos lo è oggi. Ispirato dalla charitas cristiana, Fugger realizzò questo quartiere composto da 8 strade, una chiesa e 67 case suddivise in 140 appartamenti: quelli a piano terra avevano un piccolo giardino, mentre quelli al primo piano disponevano di una piccola soffitta nel sottotetto.

Le cose che interessano, a noi promotori di abitare condiviso e di cohousing che arriviamo 500 anni dopo, sono essenzialmente due: l’equilibrio ricercato tra community di residenti e residenza individuale e l’economicità per le famiglie dell’accesso alle case.

Fuggerei esiste ancora ed è abitata come allora: a rafforzare il suo essere prima di tutto una community di residenti (non sappiamo se proprio una comunità intenzionale), alla sera e durante la notte venivano letteralmente chiuse le porte di accesso come accadeva in una cittadella o come accade in una delle tante contemporanee gated communities. Al contempo, però, tutti gli appartamenti hanno un ingresso proprio e indipendente grazie al quale gli abitanti hanno la certezza di disporre di una loro casa, indipendente dalle altre. I tiranti dei campanelli all’ingresso hanno tutti una forma diversa così da poter riconoscere, anche al tatto, il proprio ingresso di casa, visto che l’elettricità non era ancora arrivata a illuminare le strade interne.

A Fuggerei, poi, si trovavano gli affitti più bassi del mondo: il canone annuale per un appartamento a Fuggerei era (ed è ancora oggi!) un fiorino renano che corrisponde a 0,88 € attuali. Questo tipo di locazione fu fissato da Fugger nel 1521 e da allora mai più cambiò (altro che adeguamenti ISTAT dei giorni d’oggi). In quel periodo un fiorino renano corrispondeva al salario settimanale di un artigiano.

Per risiedere a Fuggerei, oltre al pagamento del fiorino renano, si doveva aggiungere la recitazione di 3 preghiere per la famiglia Fugger. Ecco, questo noi di MeWe abitare collaborativo nei nostri cohousing non lo prevediamo. Potremo pensare, eventualmente, a una buona birra se si passa da lì…