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Per la casa, l’Europa c’è; per l’immaginario del cohousing, si parte dal basso…

Europarlamentare (nel gergo brussellese si chiamano MEP), appartiene al partito olandese GroenLinks; dimostra un evidente impegno ai temi del cambiamento climatico e della transizione energetica già al momento della formazione universitaria e a soli 32 anni è diventata un punto di riferimento stimato per chi si occupa di politiche abitative a livello europeo. Su questo […]

Kim Van Sparrentak

Europarlamentare (nel gergo brussellese si chiamano MEP), appartiene al partito olandese GroenLinks; dimostra un evidente impegno ai temi del cambiamento climatico e della transizione energetica già al momento della formazione universitaria e a soli 32 anni è diventata un punto di riferimento stimato per chi si occupa di politiche abitative a livello europeo. Su questo blog, infatti, abbiamo già fatto conoscenza di Kim Van Sparrentak, quando è stata relatrice della rilevante iniziativa in materia di accesso ad alloggi dignitosi e convenienti per tutti proprio nel Parlamento europeo (dicembre 2020).

MeWe abitare collaborativo ha avuto il piacere di incontrarla per una conversazione su Zoom nel giugno dello scorso anno. È stata l’occasione per mettere a fuoco il ruolo della UE affinché negli Stati Membri tornino al centro del dibattito il tema dell’accesso alla casa e dei nuovi modi di abitare disponendo quindi disposizioni, indirizzi e finanziamenti per chi ha a cuore l’abitare condiviso e le varie forme di cohousing.

La nostra conversazione ha preso le mosse dalle parole del Commissario europeo Nicolas Schmit: “La casa è un problema europeo con soluzioni nazionali e locali”. Per MeWe abitare collaborativo dice una cosa vera a metà: è vero che le realtà europee sono differenti per strutture sociali, economiche e anche giuridiche ma, anche ad avviso di Van Sparrentak, c’è una crisi abitativa in Europa che non può essere lasciata solo alle dinamiche del mercato. Anzi, l’Unione Europea deve ritagliarsi un ruolo tale da definire un quadro europeo per alloggi a prezzi accessibili, sociali ed efficienti dal punto di vista energetico, un ruolo capace di andar oltre a ciò che sostiene il settore edilizio: non basta un aumento dell’offerta, perché costruire più edifici lussuosi non aiuterà ad aumentare la quantità di alloggi a prezzi accessibili.

Siamo anche d’accordo su una cosa che, seppur apparentemente ovvia, è bene precisare: chi è chiamato a soddisfare la domanda abitativa sociale e come deve realizzare alloggi a prezzi accessibili?
Per la MEP olandese il quadro di regole da definire nella UE deve essere capace di garantire l’aumento dell’offerta di case accessibili nel costo, costo che dipende molto dai soggetti chiamati a realizzarle: “È molto importante valutare chi costruirà questi alloggi e che tipo di alloggio costruirà”. È così fondamentale che arriva a riconoscere quanto “sia fondamentale supportare i cittadini e le iniziative cittadine con cooperative e community land trust”. A noi piacerebbe molto che nella categoria “cooperativa” sia fatto spazio anche a un’impresa sociale come MeWe abitare collaborativo…

Investire nella produzione di nuova offerta abitativa sociale, però, non basta: sarebbe sempre e solo un inseguire, parecchio dispendioso, dei danni fatti dal mercato immobiliare ed è per questo che Van Sparrentak ritiene sia necessario combattere le cause della crisi abitativa a livello europeo in modo da porre fine alla crisi stessa. Ed è qui che si arriva a uno dei principi che divide irreparabilmente chi si occupa di contribuire a soddisfare la domanda sociale di casa e chi quella domanda la considera estranea in quanto referente dell’azione delle agenzie pubbliche.

L’industria del real estate, almeno per quel che attiene il residenziale, va definanziarizzata. La MEP olandese ci dice proprio così: “Oggi la casa è considerata come una risorsa di mercato da cui trarre profitto anziché come un diritto fondamentale: la Risoluzione sull’accesso ad alloggi a prezzi accessibili per tutti, di cui sono stata relatrice al Parlamento Europeo, è cominciata proprio dal considerare la casa come diritto fondamentale sotto ogni aspetto”.

Oltre ai principi, il livello europeo è anche il luogo delle regole e quindi il ragionamento con la MEP olandese si sposta sui cambiamenti nella legislazione dell’UE necessari ad avere un maggiore impatto sulle politiche dei vari Stati Membri riferite agli alloggi sociali e a prezzi accessibili. Il primo passo, di portata storica, è quello del porre fine all’austerità finanziaria. Così ci dice Van Sparrentak: “La UE può davvero aiutare a incrementare la quantità di case a prezzi accessibili facendo fronte al gap di investimenti attualmente stimato in circa 57 miliardi di euro annui, solo riformando le regole fiscali per consentire maggiori investimenti e per investire per mezzo del bilancio europeo”.

Dalle regole fiscali, che hanno portato la UE a essere vista come distante, se non nemica, si arriva a un tema di nicchia molto caro a chi si occupa di politiche abitative e cioè le norme sugli aiuti di Stato. La MEP del partito Greens sa molto bene che “con le attuali regole sugli aiuti di Stato si raggiungono solo le persone più vulnerabili e ciò limita incredibilmente il numero di persone che ha accesso all’investimento in edilizia sociale e pubblica”.

La casa, seppur quasi sparita dall’agenda politica (almeno quella italiana) è una questione enorme non certo rubricabile come di nicchia, in primo luogo perché riguarda tutti. Ed è qui che Kim Van Sparrentak ci porta ai grandi temi politici quali quelli dell’armonizzazione fiscale dei giganti del big tech (e non solo): “Penso che la ripresa e la transizione giusta verso una società a impatto zero debbano andare di pari passo con la ridistribuzione della ricchezza. Vediamo che la ricchezza nel mondo continua ad aumentare: non possiamo finanziare politiche sociali come la fornitura e trasformazione di alloggi se non facciamo in modo che i giganti tecnologici e le multinazionali paghino la loro giusta quota”.

È un grande tema quello della copertura finanziaria continuativa all’azione di costruzione del pilastro sociale della UE, dato che il nostro futuro non avrà per sempre lo strumento eccezionale del Recovery Fund. E, allora, consideriamo “che, l’anno scorso, Amazon ha avuto un reddito pari a 44 miliardi di euro in Europa e ha pagato zero euro di imposta sul reddito e ha addirittura avuto un credito […] dallo Stato, potremmo fare molto di più per investire nella casa e in un’Europa sociale”.

La nostra conversazione si chiude con ciò che interessa più da vicino MeWe abitare collaborativo: traguardare modi di abitare diversi, come il cohousing e l’abitare condiviso. Dopo decenni in cui abbiamo privilegiato la dimensione individualistica nella vita dei cittadini, sostituire la risposta individuale a qualunque bisogno con un’alternativa è questione che ha molto a che vedere con l’immaginario.

MeWe abitare collaborativo è assai interessato a chi può produrre uno storytelling differente rispetto all’immaginario incardinato intorno all’individuo. Kim Van Sparrentak, su questo tema, declina l’invito: “Non sono del tutto sicura che l’UE sia il posto giusto per cambiare questo genere di storytelling. Certamente, l’iniziativa per il Nuovo Bauhaus, se fatta bene, potrebbe promuovere soluzioni comunitarie innovative e magari incentivarle, ma credo che l’immaginario dovrà partire dal basso: da cittadini che si organizzano ed esigono che la casa sia trattata come un bene comune e che siano trovate soluzioni cooperative. Abbiamo visto che questo movimento sta crescendo e sa anche come trovare i responsabili politici. Se questo movimento crescesse ulteriormente e se venisse visto sempre di più come una soluzione alla crisi abitativa, penso che potrebbe spingere l’UE a rivedere il suo ruolo nel considerare la casa come un mercato”.

Avere a disposizione il Nuovo Bauhaus europeo ci da l’opportunità di approfondire questi temi, ma un nuovo immaginario intorno al cohousing e all’abitare condiviso, con tutto il cambiamento vero e proprio che si porta dietro, dovrà necessariamente partire dal basso. Insomma, la palla rimane a noi…