Nel corso del tempo, il concetto di abitare ha subito diverse evoluzioni, portando alla nascita di nuove modalità che integrano spazi e servizi condivisi tra i residenti di un luogo. Tra queste, il cohousing si è affermato come una pratica sempre più diffusa e apprezzata. Ma che cosa significa veramente cohousing? e, soprattutto, perché noi di MeWe abbiamo scelto di tradurlo con “abitare collaborativo”?
Guardiamo le parole e affidiamoci all’inglese. C’è la radice comune “co” che da cohousing può traguardare cooperative housing, collaborative housing, common housing o anche collective housing. Quindi, che strada possiamo prendere?
Il cohousing, come lo intendiamo noi di MeWe abitare collaborativo, è una forma di abitazione che non sottrae nulla allo spazio privato, ma anzi lo arricchisce con aree comuni, servizi condivisi e soluzioni collaborative. Questa definizione va oltre la semplice condivisione di spazi, abbracciando un concetto più ampio di comunità e cooperazione.
La traduzione più appropriata di cohousing in italiano è, almeno per noi, “abitare collaborativo”. Questa definizione cattura l’essenza di questa pratica meglio di altre alternative. Ad esempio, “abitare comune” (common housing in inglese) può evocare un’idea di promiscuità degli spazi che non riflette accuratamente il concetto. Allo stesso modo, “abitare collettivo” (collective housing) potrebbe suggerire erroneamente una proprietà e un’organizzazione collettiva delle attività. Anche “abitare cooperativo” (cooperative housing) non è del tutto adeguato, poiché implica una socializzazione economicamente organizzata e pianificata che non sempre corrisponde alla realtà del cohousing.
Il cohousing, o abitare collaborativo, si basa su un delicato equilibrio tra ciò che è comune attraverso la condivisione e ciò che è esclusivo. Questo implica una riflessione approfondita su cosa può essere considerato pubblico e cosa rimane effettivamente privato. L’obiettivo non è ridurre un concetto all’altro o creare stigmi di ruolo, ma piuttosto generare uno spazio aggiuntivo -comune appunto- che arricchisce l’esperienza abitativa di tutti i residenti.
Quando parliamo di cohousing come abitare collaborativo, è fondamentale concentrarsi non solo sulle forme fisiche degli spazi, ma soprattutto sul modo in cui si sviluppa questa collaborazione e sulle relazioni che si instaurano tra i residenti. Il cohousing non è solo una questione di condivisione di spazi, ma di coltivazione di una vera e propria comunità.
In questo contesto, MeWe si pone come un punto di riferimento per chi desidera esplorare e sperimentare il cohousing. Il nostro approccio alla produzione di casa mira a generare ambienti abitativi che favoriscano la collaborazione e la condivisione, pur rispettando la privacy e l’individualità di ciascun residente.
In conclusione, il cohousing, o abitare collaborativo, rappresenta una risposta innovativa alle sfide abitative contemporanee. Offre un modello che bilancia sapientemente privacy e comunità, spazi personali e aree condivise, indipendenza e collaborazione. Attraverso questa forma di abitare, si aprono nuove possibilità per dar luogo a comunità più coese, sostenibili e soddisfacenti, in linea con le esigenze e le aspirazioni della società contemporanea.
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