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Per diventare cohousers conta il cammino…

Nella home page di MeWe abitare collaborativo campeggia una citazione (per ora, tra qualche tempo magari cambierà) del grande architetto Ralph Erskine (se saperne un po’ di più, leggi qui e qui) che dice: “Il ruolo degli edifici è migliorare le relazioni umane. L’architettura dovrebbe facilitarle, non renderle difficili”. Nei cohousing che immaginiamo o nelle […]

Nella home page di MeWe abitare collaborativo campeggia una citazione (per ora, tra qualche tempo magari cambierà) del grande architetto Ralph Erskine (se saperne un po’ di più, leggi qui e qui) che dice: “Il ruolo degli edifici è migliorare le relazioni umane. L’architettura dovrebbe facilitarle, non renderle difficili”.

Nei cohousing che immaginiamo o nelle altre forme di abitare collaborativo su cui ci impegneremo, andremo oltre questa frase. Le nostre frasi claim, infatti, sono “Più di una casa!” e ancora “Non costruiamo semplici case ma facilitiamo relazioni”. Per noi un cohousing o altra forma di abitare condiviso non è solo una composizione di spazi quanto un programma che fa sì che, ben prima di lavorare sugli spazi, si lavori alle relazioni tra le persone che hanno bisogno di spazio! Si valorizzino gli obiettivi del gruppo, si faciliti la definizione delle regole di condivisione, di mediazione…ci si conosca e si costruisca un progetto su quell’approfondirsi progressivo e reciproco.

Si tratta di costituire prima ”i luoghi immateriali e comuni dei desideri e dei bisogni condivisi” e solo dopo “i luoghi fisici delle relazioni”: l’interazione della componente immateriale e di quella fisica saranno capaci stimolare e consolidare le relazioni tra i cohousers che abitano insieme quei luoghi. Un cohousing, per noi e per chi ci sceglie, ha necessariamente una componente progettuale molto immateriale e altrettanto essenziale: la costruzione della piccola comunità intenzionale di cohousers.

Tra le varie cose che stanno a cuore alle persone che danno vita a MeWe abitare collaborativo una emerge con forza: l’abitare collaborativo non è, quindi, soltanto un prodotto, ma è l’esito di un processo. E il grande valore che una persona può trarre dal vivere in un cohousing o abitare condiviso non è data solo dalla condivisione di spazio e tempo, ma, soprattutto, dal processo che si è attivato e perseguito per arrivare a costituirla, insieme, dando luogo, appunto, a una piccola comunità intenzionale di cohousers.

In questo senso, due delle promesse di MeWe abitare collaborativo sono: “oltre alla casa, costruire anche una piccola comunità” e “la casa con i vicini che conosci prima, non con quelli che scopri dopo”. Nella nostra idea di abitare collaborativo, quindi, una delle cose che crediamo abbia più valore è data dal percorso su cui le persone sono accompagnate per costruirsi in comunità e quindi il tempo per generarla e, nel tempo, nutrirla, manutenerla e, se serve/quando serve, rigenerarla.

E’ quello che abbiamo cercato di rendere evidente nell’infografica riferita al processo di erogazione dei nostri servizi: se hai pazienza, guarda cosa fanno i cohousers nei passaggi 3, 4 e 5 e, più sinteticamente ci allacciamo a una citazione che ben calza a MeWe abitare collaborativo: “Il senso della nostra vita è il cammino, non la meta. … Conta solo il cammino, perché solo lui è duraturo e non lo scopo, che risulta essere soltanto l’illusione del viaggio”. È Antoine de Saint-Exupery e ci indica la strada da percorrere tutti insieme, lo scopo di progettare con e in MeWe abitare collaborativo…