Noi di MeWe abitare collaborativo abbiamo già avuto modo di dire della nostra adesione a Confcooperative. Rimane, tra le varie cose, da precisare la differenza che sussiste tra cosa si intende per cooperativa di edilizia tradizionale in Italia e cosa si intende per promozione di interventi di abitare condiviso o di cohousing da parte di MeWe abitare collaborativo.
Prima, in estrema sintesi, cosa è stato tradizionalmente inteso come cooperativa di abitanti.
In generale, un progetto edilizio cooperativo è quello in cui un gruppo di acquirenti di casa che si riunisce in una cooperativa di promozione. L’idea di fondo è che diventeranno gli imprenditori della loro stessa costruzione. E, per diventare questo, si faranno assistere da un manager cooperativo. Compreranno un appezzamento di terreno (o riabiliteranno un edificio esistente). E quando il percorso di promozione o riabilitazione sarà terminato, si divideranno la proprietà dell’edificio, in modo che ogni socio della cooperativa possieda una casa e una percentuale degli spazi comuni.
Quando sono fatte in questo modo, formalmente sono cooperative, ma materialmente è poco più che il trasferimento del rischio finanziario del promotore (proprietario del terreno o dell’edificio e, talvolta, anche gestore di cooperative) all’acquirente. Oltre a mettere in comune il rischio finanziario e, in alcuni casi, raggiungere una riduzione del prezzo, non sono presenti elementi di proprietà condivisa.
MeWe abitare collaborativo è cosa differente. L’interpretazione del ruolo di un promotore immobiliare cooperativo nella forma di un cohousing o abitare condiviso è intesa come un’associazione di persone che collettivamente promuovono, acquistano, utilizzano e gestiscono uno o più immobili. La differenza fondamentale è che l’immobile, una volta consegnato, non divide la sua proprietà tra le utenze, ma resta in parte un bene unico. Ciò implica che il socio della cooperativa/cohousing sia prima un finanziatore, poi un proprietario collettivo di parte dell’immobile in cohousing, nonché un proprietario esclusivo e utente di una della sua abitazione e un fruitore degli spazi e dei servizi comuni dell’immobile (sala da pranzo, lavanderia, frutteto, servizio medico, palestra… qualunque cosa i soci della cooperativa, altrimenti detti cohousers, abbiano ritenuto di loro comune interesse).
L’essenza dell’azione di MeWe abitare collaborativo è far sì che futuri cohousers mettano in comune le loro capacità di investimento e di gestione per produrre uno o più edifici di cohousing; i proprietari hanno così l’opportunità di abitare una casa a un prezzo inferiore al prezzo di mercato e con tipologie di alloggio e servizi comuni che rendono l’insieme più adeguato alle loro esigenze rispetto a quanto offerto dai servizi pubblici e dal mercato stesso.
Due sono le sfide principali che abbiamo di fronte in questo momento: che la società civile sia più forte in questa materia e che la politica e le amministrazioni locali vedano in questi progetti un alleato per le loro politiche pubbliche (non solo abitative, ma anche socio-sanitarie) anziché un fenomeno difficile da inserire nella rigida normativa amministrativa esistente.